Pino Procopio
Una nuova figurazione della corrente “primitivismo“

Mi ha spinto la necessità di comunicare emozioni.

Avrei potuto trasmetterle attraverso i miei studi di architettura, ma, ho scelto l’ arte figurativa.

Dipingo accadimenti di vita quotidiana, rendendoli surreali, con figure fantastiche e deformate, come riflesse da specchi convessi. Nelle mitologie, descrivo il racconto degli dei greci, le loro debolezze, gli amori, i conflitti, le passioni, gli inganni e i tradimenti.

Gli animali, come anche il mare, sono una costante nelle mie opere, non tanto per la rappresentazione in se, ma per denunciare la sofferenza in questo momento storico.

La mia calligrafia artistica, sia che si tratti di dipinti, sia in scultura, si può definire come nuova figurazione della corrente “primitivismo“.

Nel dipingere preferisco la velocità del colore acrilico, spesse volte sovrapponendolo su fondi di tele emulsionate con immagini di fumetti o di oggetti inerenti al tema dell’ opera stessa.

Le sculture sono realizzate con materiale di recupero ed anche con fusioni in bronzo policromo. La tecnica di riproduzione grafica che prediligo è la calcografia.

Pino Procopio, nato Giuseppe Antonio Procopio, (Guardavalle, 16 giugno 1954), è un pittore, scultore e illustratore italiano esponente del figurativismo. Studi artistici iniziati al Liceo artistico di Catanzaro, ma ultimatisi a Roma, dove, nel 1982, si laurea in Architettura all’Università “La Sapienza”.

1957

Durante la frequenza della scuola materna della sua città, è attratto dall’argilla che circonda l’edificio, con la quale modella sculture neoprimitive.

1960

Guarda la scuola elementare con un certo distacco, dall’esterno, ben nascosto. Le ore scolastiche le trascorre negli aranceti, attratto dal giallo cromo delle arance e dal verde cinabro delle foglie a cercare un frullo di vita. Tra ulivi, dai sofferti tronchi. Ritorti. E lungo i torrenti le trasparenze dell’acqua immobile, rotta da salti veloci. La licenza elementare, nonostante questi suoi interessi paralleli, la supera con grande profitto.

1967

Scuole Medie, Catanzaro. Il primo anno, i professori, affascinati dal suo sapere, gli chiedono il bis e glielo fanno ripetere. Viene punito per aver realizzato una serie di disegni erotici (i testi li scrive il suo compagno di banco, il noto scrittore Walter Rossi).

1970

Frequenta i primi due anni di liceo artistico nella ventosa città di Catanzaro (il vento!). Legge rapito totalmente da Mattia Preti. Segue l’agitazione artistica del catanzarese Mimmo Rotella.

Dal primo cavalletto all'Artista
1971

Il suo primo cavalletto da pittore. Ad essere soli ora sono in due, uno parla, l’altro ascolta e fuma.

1974

Roma. Terminati gli studi liceali, si iscrive alla facoltà di architettura. Valle Giulia, ormai noiosa e piena di polvere. Sguardi persi ed affrancati ormai dalle lotte. I leoni non c’erano più.

1975

Durante una giornata di forte vento, mentre attraversa Piazza del Popolo a Roma, un foglio con il suo indirizzo e numero telefonico, carambolando sull’ obelisco va ad appiccicarsi sugli occhi di una gallerista romana. Durante la permanenza nella capitale, frequenta le varie gallerie e fa conoscenza di numerosi artisti veri, ma anche finti, questi ultimi riconoscibili dall’ abbigliamento molto, molto strano. Durante la grande mostra delle opere di Van Gogh, alla Galleria d’ Arte Moderna, si mette in fila per ore, ma per ammirare gli stupendi dipinti di Antonio Corpora, esposti al piano sottostante. Scrive due poesie, la prima dedicata ad un Maestro di vita, l’altra al profondo mare di Calabria, delle quali ci risparmia, gentilmente, la pubblicazione.

1980

La sua prima mostra. Galleria “La Bitta”. Conosce il primo gallerista. Un gentiluomo. La mostra, un successone. Di gentiluomini ne seguiranno altri.

1981

In una fonderia abusiva di Roma, fonde quattro sculture in bronzo. La sua vera passione.

1983

In una frizzante giornata di Marzo, dopo aver terminato gli studi universitari, sentendosi disponibile e generoso, sposa una ragazza che, il giorno prima l’aveva salutato da un treno in transito. Mostra personale alla Galleria “La Riva”, Giulianova (TE). Facendo un salto da quaglia di venti anni, risparmiandoci così il noiosissimo (per chi legge) elenco di gallerie dove ha esposto, i concorsi a cui ha partecipato ed i premi vinti. Anche perché, da quanto si sa, non ha mai vinto niente, non avendo partecipato a nessun concorso, nel timore di arrivare secondo, o peggio ancora terzo. Da qualche anno non riceve più, nessun invito. Comunque sia, e sotto pressante insistenza ci porta a conoscenza di tre mostre tematiche.

2005

La prima: “Posta, racconti di un secolo” ci racconta cento anni di Poste Italiane con il patrocinio del Ministero delle Poste e Telecomunicazioni. A Roma.

2008

La seconda racconta in modo teatrale le gesta di Ulisse, dove Alcinoo, nel ruolo di impresario teatrale gli mette a disposizione l’attrezzista, lo scenografo, il direttore delle luci ed il fonico. Si sofferma soprattutto all’ episodio delle Sirene in quanto afferma, con assoluta sicurezza di averne viste due una mattina d’autunno prima dell’alba su di una secca del mare di Calabria. Niente più anice nel caffè da quella mattina. La mostra si è tenuta al Museo Boncompagni Ludovisi a Roma.

2010

Alla Galleria “Arte Pentagono” di Pescara “Pinocchio Jamaal, fratello Mediterraneo” racconta la storia di un Pinocchio marocchino.

2012

Approfittando dell’ingenuità di una cinquantina di bambini di una scuola materna, presentandosi con modi paterni, quasi clericali, indice un falso concorso di disegni con tema “gli animali della savana”. Appena avuti i fogli il Lesto-santo corre nel suo studio e traduce questo prezioso materiale in grandi opere pittoriche primitive, nuove, divertenti, veloci e colorate. E’ tornato all’ antico primitivismo.

2012

I bambini stanno ancora aspettando con occhi gonfi di lacrime l’esito del concorso.

Oggi In quel di Giulianova lo si può vedere ogni tanto da Oreste, il suo barbiere. Non rotolano più ricci neri sulla mantellina azzurra del figaro ma segmenti bianchi e grigi, il tutto sembra un mare pieno di vento, “chi palumbija”. Fuori la barberia lo si sente borbottare “Oreste! un po’ di rispetto! Cambia il colore delle tue mantelline! Magari bianche…o al massimo grigie”. Le forbici del barbiere sono le lancette dell’inesorabile orologio della vita.